A livello globale sta aumentando sempre di più la consapevolezza dell’importanza del biometano in ottica di transizione energetica ed ecologica.
Se proviene da rifiuti o scarti, il biometano è un combustibile totalmente rinnovabile, che può garantire da un lato un aumento della capacità di ogni singolo stato di autoapprovvigionamento energetico, dall’altro lato prezzi più competitivi.
In Italia vi sono attualmente 85 impianti di biometano, per una capacità attesa pari a 572 milioni di smc all’anno.
Non solo consentono di generare elettricità senza emettere gas serra, ma sono virtualmente inesauribili: le energie rinnovabili costituiscono per l'Italia l'elemento portante della transizione energetica. Le alternative ai combustibili fossili, infatti, rappresentano una quota importante della produzione energetica del paese, con una percentuale in costante crescita anno dopo anno. Nonostante persista l'utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili, nonché combustibili fossili, quali gas naturale, carbone e petrolio in gran parte importati dall'estero, l'Italia risulta il terzo produttore di energia green in Europa.
La generazione di energia green in Italia presenta importanti differenze soprattutto in base alle caratteristiche del territorio e alla distribuzione delle risorse rinnovabili. L’idroelettrico è dominante dove il terreno presenta forti pendenze, come nell’arco alpino e, in misura minore, lungo la dorsale appenninica. Il fotovoltaico è più presente al sud, grazie alla minore latitudine e all’insolazione maggiore. L’energia eolica viene raccolta soprattutto nelle grandi isole, Sicilia e Sardegna, a cui si aggiunge in generale la parte meridionale della dorsale appenninica, a partire da Puglia, Campania e Basilicata. L’energia geotermica, infine, ha come polo d’eccellenza la Toscana, per ragioni storiche e per caratteristiche geologiche.
Tra i principali obiettivi e strategie italiane in materia di energia rinnovabile, individuati sulla base delle regole europee:
Decarbonizzazione: abbandono del carbone per la produzione elettrica e conseguente realizzazione di impianti sufficienti per sostituire la corrispondente produzione energetica e per mantenere in equilibrio il sistema elettrico;
Efficienza energetica: riduzione, al 2030, del fabbisogno di energia primaria europeo del 32,5% e diffusione, al 2030, di 1,6 ML di auto elettriche pure e di 4,5 ML di auto ibride su un parco auto circolante di 37 ML di veicoli;
Sicurezza energetica: incremento di fonti rinnovabili, efficienza energetica e diversificazione delle fonti per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento;
Mercato interno: maggiore flessibilità del sistema elettrico e integrazione della crescente quota di rinnovabili da parte del mercato;
Ricerca, innovazione e competitività: miglioramento della capacità del sistema della ricerca di presidiare e sviluppare le tecnologie di prodotto e di processo essenziali per la transizione energetica.
Il biometano si candida a essere una delle soluzioni per differenziare il mix energetico, limitare la dipendenza dal gas estero e contribuire al processo di realizzazione della transizione energetica italiana.
Nel 2020 in Italia sono entrati in funzione 11 nuovi impianti e nel 2021 gli impianti di produzione tra biogas e biometano erano circa 2000. Nel nostro paese vi sono attualmente 85 impianti di biometano, con una producibilità attesa pari a 572 milioni di smc all’anno. A livello europeo, invece, l’anno record finora è stato il 2021, con una produzione di biometano che ha raggiunto i 3 miliardi di metri cubi.
In generale è possibile produrre biogas, e procedere con l’ottenimento del biometano attraverso Upgrading del biogas in biometano, con qualsiasi sostanza organica fermentabile, sia di origine vegetale che animale. Il biogas grezzo può essere ottenuto dalla digestione anaerobica di biomasse agricole (sottoprodotti, scarti agricoli e deiezioni animali), agroindustriali (scarti della lavorazione della filiera alimentare) o della frazione organica dei rifiuti solido urbani nonché residui di cibo o preparazioni alimentari e frazioni assimilabili, come carta per alimenti sporca di residui alimentari (FORSU). Una volta effettuato l’upgrading del biogas a biometano, questo va raffinato in modo da eliminare le componenti non idonee all’immissione del gas in rete (CO₂).
Le aziende agricole del biogas e del biometano sono al centro della transizione agroecologica grazie alle opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) legate allo sviluppo del biometano e alle misure di agricoltura 4.0 che contribuiranno a consolidare il ruolo dell’agricoltura come uno degli attori principali contro la crisi energetica e climatica.
Al fine di raggiungere i target comunitari di decarbonizzazione al 2030, infatti, il Pnrr prevede investimenti di circa 1,9 miliardi di euro per lo sviluppo del biometano in Italia, regolamentati da norme e decreti legislativi. L’obiettivo dell’investimento è incrementare la produzione di 2,3-2,5 miliardi di metri cubi, permettendo un risparmio complessivo di gas a effetto serra, rispetto al ciclo vita del metano fossile, tra l'80 e l'85 per cento.
Le regole applicative del Decreto biometano TER sono state emanate e sono entrate in vigore da gennaio 2023. Il nuovo decreto non solo introduce nuove destinazioni d’uso per il biometano prodotto (non solo trasporti ma anche altri usi e autoconsumo aziendale) ma offre anche la possibilità di usufruire di due incentivi, uno in conto energia e uno in conto capitale. Possono accedere agli incentivi le aziende che hanno un’autorizzazione per la conversione dell’impianto esistente o per un nuovo impianto. I requisiti per accedere al bando sono:
Avere un autorizzativo;
Possedere un preventivo di connessione alla rete accettato in via definitiva, se necessario;
Rispettare la copertura delle vasche di recupero di biogas per almeno 30 giorni o avere un compostaggio;
Rispettare il livello di sostenibilità desiderato sulla base della destinazione d’uso del biometano.
Le tariffe differiscono in base alla produzione netta di biometano: fino a 100 standard m³/h la tariffa è di 130,14 €/MWh, sopra questa taglia è di 124,48 €/MWh, comprensive di incentivi*. Secondo tali agevolazioni una tariffa omnicomprensiva fino a 250 standard m³/h vede il Gse pagare un incentivo e ritirare sia la quota o la molecola di biometano sia la garanzia di origine. Sopra questa taglia vi è una tariffa premio: il Gse paga un incentivo e il produttore vende al mercato sia la molecola di biometano sia la garanzia di origine.
Per non rischiare di incorrere nella decadenza degli incentivi, gli impianti possono iniziare i lavori solo se collocati in posizione utile nella graduatoria del bando. Sono richiesti 18 mesi per costruire l’impianto e ulteriori 9 mesi durante i quali viene proposta dal Gse una decurtazione dell’esercizio, il tutto considerando la data ultima di messa in esercizio dell’impianto, ovvero il 30 giugno 2026.
*ultimo aggiornamento al 21/12/2023
Volgendo lo sguardo fuori dai confini nazionali, il settore del biometano vede sempre di più riconosciuto un ruolo importante per contribuire al percorso di transizione energetica e per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Da ultimo, il Parlamento europeo ha recentemente inserito, all’interno del pacchetto di riforme del mercato del gas, l’obiettivo vincolante di produzione di 35 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030, in linea con gli obiettivi del REPowerEu: una misura che incoraggia la crescita dei gas rinnovabili generando ricadute positive per il settore primario.
Nei prossimi tre anni l'Italia proseguirà il lavoro di dialogo con l’Europa e i suoi attori per meglio tratteggiare il ruolo delle biomasse dell’area mediterranea. Il nostro paese dovrà inoltre aggiornare il Piano Nazionale Energia e Clima e per farlo non potrà non tener conto degli ultimi avvenimenti rivedendo al rialzo le stime e i potenziali previsti per il settore nel 2019.
Le aziende agricole del biogas e biometano rappresentano due asset importanti per promuovere l’economia circolare, accompagnare una transizione green sostenibile e contribuire alla sicurezza e indipendenza energetica. Gli interventi del Pnrr costituiscono uno slancio importante verso un modello di agricoltura 4.0 che garantisce ottimizzazione e maggiore efficienza dei processi produttivi, minore uso di prodotti chimici e tutela del suolo. In questo, biogas e biometano rappresentano un patrimonio strategico significativo per rispondere alla sfida energetica rinnovabile, garantire autonomia alimentare, cura del territorio e tutela del clima.
In conclusione, il biometano permette di rispondere agli obiettivi di riduzione delle emissioni sfruttando le reti gas esistenti e contribuendo a incrementare la produzione nazionale. Questo sviluppo ha ricadute positive anche sul comparto agro-alimentare, promuovendo un modello economico fondato su sostenibilità e circolarità nell’utilizzo delle risorse.
Con i suoi attuali 85 impianti, per una capacità attesa pari a 572 milioni di smc all’anno, l’Italia ha grandi potenzialità in termini di produzione di biometano e potrebbe portare il nostro paese ai primi posti europei nella produzione di gas verde. I recenti sviluppi normativi dovrebbero inoltre dare nuovo slancio al settore, sulla scia dell'obiettivo europeo vincolante di produzione di 35 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030.
Quella delle rinnovabili, in Italia così come in tutta Europa, è una partita più aperta che mai. Grazie alle sue caratteristiche, il biometano si integra perfettamente e in modo del tutto complementare rispetto alle altre fonti rinnovabili, come solare ed eolico, rappresentando così una soluzione in grado di fornire uno sviluppo importante alla transizione energetica del nostro paese.
Fonti